Il 27 e 28 novembre 2021, dopo un anno di lavoro da remoto, ci siamo presi una casa. Anzi, non proprio: una baita innevata.
È stato un weekend indimenticabile. Per la prima volta in un anno molti di noi si sono visti dal vivo e tra prosecco veneto, mozzarella campana e grigliate avevamo un obiettivo: co-progettare la quo·d del 2022.
Ma cos’è stato il primo quo·d bootcamp, in pratica?
Un’esperienza in stile quo·d
Per raccontare al meglio l’atmosfera con cui abbiamo preparato questa attività dobbiamo considerare tre aspetti principali:
1- quo·d esiste dal 2015, ma per come è strutturata oggi ha poco più di un anno di vita. Il team e la forma aziendale attuali sono nati a settembre 2020 – ancora piena pandemia – e da quel momento ci siamo sempre organizzati come una startup: ipotesi, esperimenti, analisi, miglioramenti. Dopo un anno di lavoro cominciamo ad avere una storia fatta di errori, vittorie e aneddoti. Perciò questo doveva essere uno di quei momenti che Walter Benjamin avrebbe definito monade: un istante che non è un puro divisore tra prima e dopo, ma che riassume il tempo. Un momento in grado di contenere e liberare energia a quintali.
2- Rispetto ad altre realtà con anni di lavoro, strutture e processi ormai standardizzati alle spalle abbiamo un vantaggio: possiamo definirci in base alle sfide che decidiamo di affrontare, e a come decidiamo di farlo. È una delle prime lezioni per chi si occupa di narrazione: non ci affezioniamo ai protagonisti di una storia per la loro capacità di vittoria, ma per la grandezza delle difficoltà e delle emozioni che affrontano durante il viaggio. E noi nelle sfide impossibili ci vogliamo sguazzare alla grande! (e nel 2022 ne vedremo delle belle…)
3- I valori del weekend, che sono anche quelli del nostro lavoro quotidiano: fluidità, parità, divertimento, concretezza, libertà e leggerezza. In particolare, la leggerezza quella intesa da Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane, associata a precisione e determinazione, e non alla vaghezza e al caso.
Insomma: per riassumere il senso del tutto, può tornare utile una frase pronunciata dal nostro CEO e Head of Business Design & Growth Giorgio Ferrari
<< deve farvi pensare: “M***a, sto partecipando a creare una cosa nuova!” >>
L’obiettivo era dare una direzione definita a quo·d insieme a un gruppo di persone che condividono tempo, ambizioni, attività, successi e sconfitte, ma con cui confrontarsi e crescere, sempre.
Il punto di partenza era un payoff “temporaneo” che avevamo fatto stampare a sorpresa su alcune magliette: “The Collaborative Innovation Company”.
Lo avremmo smontato e ricostruito insieme per uscire da quella baita con una visione, un posizionamento, i servizi, la gestione dei clienti e un piano di azione condiviso da tutti quo·ders.
Un percorso progettato su misura
Gli obiettivi del bootcamp erano chiari. Per riuscire a raggiungerli tutti in due giorni c’era bisogno di organizzazione, tempi, metodi e ruoli definiti. Perciò, dopo esserci auto-briefati, abbiamo fatto la cosa più logica: progettare un percorso su misura per noi. E come un ragazzino che nel 1992, scavando nella cassetta degli attrezzi, si divertiva a costruire la DeLorean con i mattoncini Lego, abbiamo ottenuto un prototipo di bootcamp in 5 fasi e 12 attività specifiche.
Ecco qual è stato il percorso nella testa di Giorgio mentre metteva insieme i pezzi:
“Prima di tutto dobbiamo costruire la visione (quanto lontano e dove vogliamo andare a livello di team) però facendolo in modo concreto e actionable. Una volta deciso quello, dobbiamo capire con quale parametro staremo andando verso quella direzione. Metriche. Ma per andare così lontano abbiamo bisogno anche di costruire un modello di business, che ci fa definire per singoli step quello che voglio raggiungere (va sul pratico, mentre la visione è sul lungo periodo…). A quel punto serve un collante per unire modello di business e visione. Dovremo lavorare su qualcosa di concreto: ci serve un prototipo. E per dare ancora più coerenza al prototipo, che ci consentirà di visualizzare la strategia, che a sua volta ci consentirà di mirare alla visione, avremo bisogno di un action plan. Il tutto mettendoci del Seriuos Gaming in mezzo per scaldare l’atmosfera, che comunque fa sempre bene ai ragazzi.”
Tutto questo discorso – qui riassunto per motivi di brevità e comprensibilità – che a momenti il Professore de La Casa di Carta sembra uno al suo primo stage in Project Management, è stato la base per mettere poi in ordine tutte le fasi di lavoro e poi associare uno o più tool a ognuna.
Certo, non stavamo puntando a nessuna Banca di Stato, ma ogni progetto ambizioso sulla carta non è completo se non prevede piano B e ogni tanto pure piano C. Siamo arrivati alla baita dopo varie tappe gastronomiche in giro per la Valtellina e, dopo una valutazione sul campo, abbiamo rimodulato i tempi dell’esperienza: abbiamo mantenuto le 5 fasi, ma le attività sono diventate 9.
1- Creazione delle squadre e divisione dei ruoli
2- Warm-up | Marshmallow Challenge
3- Vision | 5 Bold Step Vision Canvas
4- Contesto | Context Map Canvas
5- Stakeholder | Business Model Kit
6- Modello di business | Business Model Canvas
7- Visualizzazione | Prototipo
8- Metriche | 1 North Star Metric, 3 Star Metrics
9- Action Plan
Il piano operativo
Ma ora scendiamo un po’ più nel dettaglio, e cominciamo lo spiegone di ogni fase:
1- Creazione delle squadre e divisione dei ruoli
Sistemate le valigie, abbiamo iniziato con la divisone in due team:
1- I quo·delirio: Riccardo, Valentina, Giulia e Niccolò
2- I Sibletas (ciabatte in valtellinese 😂): Giorgio, Martina, Erica e Marcello
E, subito dopo, con la divisione in ruoli specifici per i due giorni:
- Leader: aggregatore, motivatore, facilitatore, propositivo
- Explorer: curioso, raccoglitore di dati e feedback, amante del test e della scoperta
- Organizer: sintetizza, ha la visione d’insieme, fa time management, documentazione
- Maker: designer, creativo e pratico, pensa con le mani, il concretizzatore
2- Warm-up | Marshmallow Challenge
Come alimentare lavoro di squadra, pensiero laterale e propensione alla prototipazione? La Marshmallow Challenge è un esercizio che prende spunto dal mondo del design e lo porta nei gruppi di lavoro in soli 18 minuti.
Gli ingredienti sono semplici: spaghetti, nastro adesivo, corda. E ovviamente un marshmallow. In pratica, i vari gruppi devono costruire la struttura più alta possibile con questi strumenti. Semplice, diretto ed efficace. In realtà, in questo TEDTalk Tom Wujek racconta aneddoti e difficoltà nascoste dietro a questa attività: mai sottovalutare il peso del marshmallow!
Nel contesto aziendale tradizionale il marshmallow è il cliente, mentre gli altri stakeholder sono le gambe a cui spesso si dedica più attenzione. Ma solo se dai priorità al marshmallow capisci come far stare in piedi tutto il resto: gli spaghetti sono attaccati con l’obiettivo di far stare in piedi il pezzo più importante.
3- Vision | 5 Bold Step Vision Canvas
Per farlo, abbiamo utilizzato il 5 Bold Step Vision Canvas.
Come spiega il sito designabetterbusiness.it, di cui siamo curatori italiani,
“La dichiarazione di vision è la tua ispirazione, è il quadro per tutte le tue pianificazioni strategiche. La caratteristica principale del 5 Bold Step Vision Canvas è che la tua intera vision, incluse le azioni, gli aiuti, le opportunità e le sfide, sarà scritta su un singolo pezzo di carta – non su un libro! È facile condividerla e tradurla in linee guida concrete che servono ad amministratori (e dirigenti) per svolgere il proprio lavoro.”
Per trovare una vision condivisa abbiamo completato il canvas prima a gruppi e poi confrontando i vari risultati. Quello che è venuto fuori è un concept ci ha stupiti, ma a pensarci bene è la direzione più naturale che potessimo prendere:
quo·d | The Collaborative Growth Company
Inoltre durante questo step abbiamo generato anche 10 actionable che diventeranno il nuovo manifesto. Ma questo ci sarà tempo di raccontarlo.
4- Contesto | Context Map Canvas
Successivamente era fondamentale orientarci nel contesto intorno a noi. Per farlo, abbiamo utilizzato il Context Map Canvas. È diviso in 8 aree tematiche che aiutano a creare un’immagine definita dello scenario di riferimento.
Una volta completato,
“Questo strumento è fatto apposta per aiutare te e il tuo team ad allargare il tuo pensiero al di fuori dei limiti del tuo prodotto e della tua azienda, per avere una discussione più profonda riguardo a cosa sta succedendo nel mondo e a quali cambiamenti influenzeranno il tuo business in futuro.”
5- Stakeholder | Business Model Kit
Una volta stabilite vision e contesto, dovevamo capire con chi entrare in relazione. Fornitori, clienti, agenzie, giovani appassionati di innovazione: tutti partecipano alla creazione di un ecosistema di lavoro.
Perciò, per mappare i nostri stakeholder e capire come continuare a scambiare valore con ognuno di loro, abbiamo usato il Business Model Kit, uno strumento ideato da Board of Innovation proprio per questa esigenza.
Perché usarlo? Perché in un ecosistema con tanti attori in gioco dobbiamo assicurarci che tutti abbiano interesse di medio-lungo periodo nel mantenere la collaborazione.
6- Modello di business | Business Model Canvas
Dopo aver mappato i nostri stakeholder siamo arrivati a un punto cruciale: la definizione del Business Model.
Per farlo abbiamo utilizzato il Business Model Canvas, lo strumento ideale per ottenere insight e definire tutti insieme a chi ci rivolgiamo, su quali proposte di valore ci affidiamo, attraverso quali canali raggiungiamo il target, e come possiamo rendere sostenibile il nostro lavoro.
Per completarlo abbiamo preso spunto da alcuni trucchi che Giorgio ha ricavato studiando direttamente con Alexander Osterwalder, il creatore di questo framework:
1- Compilare prima la parte a destra, poi a sinistra: in questo modo tutto il percorso strategico avrà una logica user-centered
2- Il triangolo a chi/value proposition/canali è fondamentale: restituisce in pochi dettagli fondamentali il modello di business di qualunque azienda
3- Usare il color coding per distinguere i modelli applicabili ai diversi target
4- Le sovrapposizioni di colore a sinistra sono buone (perché creano economie di scala), mentre a destra devono essere limitate (perché sono sinonimo di poca differenziazione di offerta per ogni target)
7- Prototipazione e presentazione
Per aiutarci nel rendere concreti i nostri pensieri e i nostri sogni, abbiamo costruito due prototipi che rappresentano il primo passo per un nostro Design System e Design Process nuovo di zecca che abbiamo cominciato ad usare e testare dal giorno dopo (pasticciando fogli e schemi).
Tutto è nato da un Monopoli e da uno spartito che hanno sbloccato una serie di pensieri metaforici. Questi a loro volta hanno permesso ai team di rendere reali le loro idee per testarle e validarle immediatamente tutti insieme. In realtà poi abbiamo scoperto che i due prototipi sono complementari tra loro, e uniti rendono perfettamente l’idea di quello che vogliamo realizzare in futuro!
8- North Star Metric e altri KPI
A questo punto, era quasi tutto pronto.
Abbiamo la vision, il concept, l’action plan e pure i prototipi. Ma come monitoriamo i nostri risultati?
Per rispondere a questa domanda, abbiamo fatto la cosa più logica e difficile allo stesso tempo: cercare la nostra North Star Metric. La NSM è l’unico valore che a un team di progetto deve interessare per capire se sta andando nella direzione della propria Vision. Proprio come un navigatore che sfida l’oceano affidandosi alla sicurezza della Stella Polare ignorando tutte gli altri miliardi di stelle possibili, noi abbiamo cercato la nostra.
Ne abbiamo trovate alcune, ancora in fase di studio, e sicuramente possiamo definirle meglio, ma intanto ci siamo avvicinati alla nostra meta nel viaggio: la costruzione della nostra quo·d | The Collaborative Growth Company!
9- Action Plan
Questo è stato l’ultimo sforzo.
Finalmente avevamo vision, concept, strategia, servizi e metriche. Mancava solo un piano per rendere tutto reale nei prossimi mesi: l’Action plan.
L’idea è avere un MVP della nuova quo·d | The Collaborative Growth Company validato con 250 utenti entro dicembre 2022, con 4 step per farcela:
- Progettazione e realizzazione dell’MVP con primo test (2 mesi)
- Pivoting e secondo test (2 mesi)
- Primo boost (5 mesi)
- Prima retention (3 mesi)
La strada è lunga, difficile, e a tratti inesplorata. È come se avessimo in mano una mappa del tesoro con una grande X sul tesoro, ma nessuna informazione sulla rotta da percorrere. Sappiamo solo che abbiamo una ciurma agguerrita e una voglia infinita di trovarlo, quel tesoro. E a noi, questa cosa, ci piace da morire.
“A’ Colombo, guarda che l’India è dall’altra parte!”
“Daje, chi arriva ultimo paga da bere a tutti!”
PS: tutti i canvas che abbiamo utilizzato durante il weekend sono scaricabili gratuitamente a questo link.
Inoltre, questo bootcamp era dedicato solo ai quo·ders, ma ne organizziamo ogni mese anche per aziende esterne. Abbiamo la possibilità di accedere ai maggiori fondi interprofessionali paritetici e capacità di gestione della pratica per il bando ANPAL per il recupero del costo-produzione durante le ore formative (Fondo Nuove Competenze). Così la formazione aziendale dei tuoi collaboratori ti costa molto meno.